Mercoledì Nero: la crisi del ‘92

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Articolo scritto da Nicole Barbieri, laureata in Scienze Economiche & Administrative Assistant.

Cosa è successo in quel famoso Mercoledì Nero del ’92? È esplosa una crisi valutaria: lira italiana e sterlina inglese sono uscite fuori dallo SME come conseguenza ad una speculazione finanziaria.

Dai libri di storia, tutti, chi più chi meno, ricordiamo la crisi del ’92 e il suo Black Wednesday.

Ricordiamo innanzitutto cos’è lo SME; lo SME è il Sistema Monetario Europeo sottoscritto dai membri della Comunità Europea che ha cessato di esistere con la creazione dell’Unione Economica e Monetaria dell’Unione Europea.

A causa di aggressive speculazioni soprattutto estere, nel settembre del ’92, la situazione precipita: uno dei maggiori speculatori è George Soros[1] che durante il Mercoledì Nero vendette lire e sterline a pronti contro termine[2] acquistando poi dollari. La Banca d’Italia fu costretta a vendere 48 miliardi di dollari per difendere il cambio, e la lira italiana fu svalutata del 30%.

I tassi di cambio nello SME erano limitati da una griglia dove erano fissati i cambi delle valute e mercoledì 16 settembre 1992 Italia e Gran Bretagna sono costrette ad abbandonarlo.

La crisi del ’92, come ha detto Salvatore Rossi, è endogena: si tratta del redde rationem[3] di oltre due decenni di politiche economiche figlie della temperie sociale e politica iniziata alla fine degli anni Sessanta e proseguita per tutto il decennio Settanta. Politiche volte a sedare l’inquietudine della società del tempo con la morfina dell’inflazione e con denari sottratti alle generazioni future. Dal momento in cui il debito pubblico che ne risulta inizia a essere collocato presso investitori stranieri, verso la metà degli anni Ottanta, parte un conto alla rovescia che si conclude, nel settembre del 1992, con il ritiro della fiducia da parte di questi ultimi, che dà la stura a facili scommesse speculative sul cambio della lira e a una traumatica svalutazione di questa. Il sistema politico detto della Prima Repubblica, ormai corroso dall’interno, implode rovinosamente pochi mesi dopo.[4]

Negli anni successivi l’Italia ha affrontato una situazione difficilissima: il tasso di interesse ha avuto una crescita che ha appesantito il deficit e il debito pubblico è arrivato a toccare il 105%.

Il governo Amato[5] nell’autunno del ’92 effettua una maximanovra finanziaria di 93 miliardi.

In questo periodo il problema del debito pubblico diventa una questione nazionale e che ancora oggi ci trasciniamo. La Lira è rientrata nello SME nel 1996, quando il Paese, allora governato dal Presidente Prodi, ha avviato la rincorsa per essere tra i Paesi fondatori dell’euro.

La crisi finanziaria e quella legata agli scandali (Tangentopoli[6]) hanno portato alla caduta del governo Amato nell’aprile del ’93 e hanno dato vita al primo governo tecnico guidato da Carlo Azeglio Ciampi[7].[8]

Nel frattempo, il popolo con vari referendum ha spinto il parlamento a varare una riforma elettorale basata sul modello maggioritario[9], dando vita a quelle che poi è stata la seconda fase della Repubblica italiana.


[1] Imprenditore ungherese naturalizzato statunitense.

[2] L’operazione è un patto di vendita e di riacquisto ad un prezzo superiore rispetto a quello iniziale.

[3] “Rendi conto” in espressioni di tono scherzoso o sarcastico, la resa dei conti, il giudizio finale.

[4] S. Rossi, Aspetti della politica economica italiana dalla crisi del 1992-1993 a quella del 2008-2009, in L’economia italiana: modelli, misurazioni e nodi strutturali, Giornata di studi in onore di M. Rey, Franco Angeli, 2011.

[5] Il governo rimase in carica dal 28 giugno 1992 al 29 aprile 1993.

[6] Il sistema politico-amministrativo nel quale è prassi normale dare e ricevere tangenti.

[7] Allora governatore della Banca d’Italia.

[8] 8 U. Gentiloni, Contro scettici e disfattisti. Gli anni di Ciampi 1992-2006, Laterza, 2013.

[9] Il sistema maggioritario è un qualunque sistema elettorale che limiti fortemente o escluda completamente la rappresentanza della minoranza.

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